«Con un coup de théâtre in cui ogni oggetto della scena crolla, sul palco alla fine resterà solo la verità da ricercare là in fondo nel buio ventre della balena, nelle viscere del teatro.» Corriere della Sera – Livia Grossi

3 October 2018 10:12  /  Press
«Con un coup de théâtre in cui ogni oggetto della scena crolla, sul palco alla fine resterà solo la verità da ricercare là in fondo nel buio ventre della balena, nelle viscere del teatro.» Corriere della Sera – Livia Grossi

«Pinocchio non esiste, è un’invenzione di mastro Geppetto, una delle sue allucinazioni, qui il vero protagonista è il padre e il suo visionario viaggio tra verità e menzogna». Il regista e scenografo Simone Mannino rilegge la fiaba di Carlo Collodi e propone la sua originale versione con «Hard to be Pinocchio», uno spettacolo in cui teatro, arti visive e musica dal vivo dialogano, una fiaba nera consigliata a un pubblico adulto.

Interessante la sua genesi, «Questo lavoro è  nato due anni fa a Istanbul in un momento di grande sconvolgimento politico e sociale», afferma il regista, «lo spettacolo a seguito del mancato golpe militare fu annullato e ora dopo un anno di lavoro eccolo al suo debutto italiano. Nella versione turca tutti i personaggi della fiaba erano in scena, qui invece ho focalizzato l’attenzione sulla figura del padre, un solo personaggio che ne contiene tre, Geppetto è anche Pinocchio e lo stesso Collodi».

Nessun burattino dunque nel ruolo di protagonista, piuttosto un uomo in carne e ossa (Paolo Mannina) e il suo viaggio iniziatico, un carosello di apparizioni in tre atti dal forte impatto visivo.

Sul palco una duna di terra e una scenografia che, come in un gioco di specchi, moltiplica la stanza di Geppetto, o meglio la sua mente-labitinto, luogo delle invenzioni: «I primi due atti sono di gestazione», afferma Mannino, «raccontano le inquietudini del padre, il terzo atto invece le avvenuture di Pinocchio che tutti conosciamo».

A dar voce ai vari personaggi della fiaba, dal grillo a Mangiafuoco, tre attrici: Simona Malato, Ada Giallongo, Valeria Sara Lo Bue, mentre nei panni di mastro Ciliegia (l’alter ego di Geppetto) c’è Jesse Gagliardi, completa il cast un giovanissimo, il tredicenne Claudio Pecoraino, nel ruolo del fanciullo, testimone del racconto.

Tra gli spunti più interessanti dello spettacolo, la riflessione sul tema verità-menzogna, «Pinocchio ci è stato sempre presentato come l’archetipo del bugiardo, in verità le sue frottole, come quelle che raccontano i bambini, sono giochi di fantasia, possibilità creative, la menzogna invece è tradimento della verità e appartiene al mondo adulto. In questo spettacolo la distinzione è netta, qui l’unica vera menzogna è quella del mondo dei “grandi” che vuole far diventare Pinocchio un bambino per bene, proprio come vuole il suo papà».

Con un coup de théâtre in cui ogni oggetto della scena crolla, sul palco alla fine resterà solo la verità da ricercare là in fondo nel buio ventre della balena, nelle viscere del teatro.

Livia Grossi
Corriere della Sera