«Con Hard to be Pinocchio Simone Mannino compie una rilettura cruda e visionaria che ribalta la tradizionale prospettiva della fiaba di Collodi» Michele Weiss – La Stampa

2 October 2018 17:17  /  Press
«Con Hard to be Pinocchio Simone Mannino compie una rilettura cruda e visionaria che ribalta la tradizionale prospettiva della fiaba di Collodi»  Michele Weiss – La Stampa

Padri e figli: millenaria e irrisolta questione affrontata anche dal teatro. Questo weekend sbarcano sul palco proprio un paio di spettacoli a cura di compagnie emergenti pronte a misurarsi con l’annoso tema: «Il paradiso degli idioti» al Litta (corso Magenta 24, fino a domenica) dell’ensemble La ballata dei Lenna e «Hard to be Pinocchio» di Simone Mannino all’Out Off (via Mac Mahon 16, fino a domani).

Nel primo, finalista al Premio Scenario, i Lenna – collettivo friulano fondato da Nicola Di Chio, Paola Di Mitri e Miriam Fieno – si concentrano sull’eredità lasciata dal padre. Alla sua morte, Andrea convince la sorella Sonia, lontana da anni, a tornare a casa per affrontare insieme la questione del lascito paterno. Più che ricevere l’eredità materiale, alla fine inesistente, i due fratelli inscenano un regolamento di conti con la generazione precedente e anche con la propria, sprofondata nell’inazione causata dall’illusorio “mondo di plastica” in cui vivono, venerato dagli “idioti”, combattuto da pochissimi “eroi” e a fatica sopportato dai “normali” come loro. Sono tutti colpevoli raccontano gli autori (in scena insieme a Francesco Napoli): «Noi paghiamo le colpe dei padri, vissuti in un’epoca di opposizione felice e straziante, di ottimismo e energia centrifuga, vissuti a bagno di un desiderio di vita bruciante che ora in noi sembra spento».

Con «Hard to be Pinocchio», invece, Simone Mannino – autore e regista teatrale palermitano già insignito dell’Ubu nel 2013 per le scene di «C’è del pianto in queste lacrime» – compie una rilettura cruda e visionaria che ribalta la tradizionale prospettiva della fiaba di Collodi. Protagonista del viaggio iniziatico è un allucinato Geppetto, che scopre attraverso la pièce come il Padre e il Figlio – il falegname e il burattino – siano solo un’illusione, una proliferazione dell’Io anarchico e menzognero simbolo di un’umanità incastrata nella sua stessa essenza.

Michele Weiss
La Stampa